“Les Musiciennes du Concert des Nations”, un viaggio nel Barocco con Jordi Savall

“Les Musiciennes du Concert des Nations”, un viaggio nel Barocco con Jordi Savall

Oggi, domenica 2 marzo, alle 20.30, il Teatro Valentino Garavani di Voghera ospiterà un evento di rilievo internazionale: Les Musiciennes du Concert des Nations per la direzione del Maestro Jordi Savall. Questo ensemble, specializzato nell’esecuzione del repertorio barocco con strumenti d’epoca, proporrà un programma dedicato ad Antonio Vivaldi, includendo capolavori come Le Quattro Stagioni. La serata vedrà la partecipazione della violinista solista Alfia Bakieva, nota per la sua interpretazione autentica e appassionata delle opere vivaldiane.

Jordi Savall, figura di spicco nel panorama della musica antica, ha dedicato la sua carriera alla riscoperta e valorizzazione del patrimonio musicale europeo, riportando alla luce tesori dimenticati e offrendo al pubblico contemporaneo esecuzioni di straordinaria profondità e sensibilità. La sua direzione di Les Musiciennes du Concert des Nations rappresenta un’occasione unica per immergersi nelle atmosfere del barocco veneziano, riscoprendo la ricchezza e la vivacità delle composizioni di Vivaldi attraverso una prospettiva storicamente informata.

L’evento si inserisce nella stagione Sogni in Scena del Teatro Valentino Garavani, che continua a proporre appuntamenti di alto profilo artistico, consolidando il suo ruolo di polo culturale di eccellenza.

Jordi Savall

L’INTERVISTA AL MAESTRO JORDI SAVALL
a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valentino Garavani – Contenuto liberamente riproducibile

Maestro Savall, lei è considerato un pioniere della musica antica. Come riesce a bilanciare la fedeltà storica con un’interpretazione che parli al pubblico contemporaneo?

“Il nostro obiettivo è suonare la musica come Vivaldi l’aveva pensata, utilizzando strumenti e tecniche dell’epoca. Questo permette una maggiore comprensione e immediatezza rispetto all’uso di strumenti moderni. Il linguaggio musicale e gli strumenti del tempo di Vivaldi erano molto diversi da quelli odierni. I violini moderni, ad esempio, hanno subito trasformazioni significative. Tuttavia, la tradizione va salvaguardata: seguiamo le qualità del suono originale, la libertà del fraseggio, la ricchezza espressiva degli archi barocchi e delle corde di budello. Questi strumenti sono vivi, vibranti e permettono di enfatizzare le sfumature espressive. La musica è una storia vivente dell’umanità e deve parlare al cuore delle persone di oggi, trasmettendo le stesse emozioni che provavano i veneziani all’epoca”.

“Les Musiciennes du Concert des Nations” mette in luce il talento femminile nella musica antica. Quale messaggio culturale desidera trasmettere con questa formazione?

“Con questa orchestra vogliamo offrire alle giovani musiciste l’opportunità di affrontare il repertorio antico da protagoniste. Ho deciso di creare questa formazione ispirandomi all’Ospedale della Pietà, dove Vivaldi ha formato generazioni di talentuose musiciste”.

Come la musica barocca, che affonda le radici in un passato così lontano, continua a risuonare con tanta forza nell’animo umano oggi?

“Nel XX secolo si è assistito a un grande recupero del patrimonio musicale dimenticato. Per molto tempo, la musica antica era quasi scomparsa dai programmi concertistici: si eseguivano solo poche opere, come i fuochi d’artificio di Händel. Oggi, grazie a decenni di ricerca e di pratica filologica, questo repertorio è tornato a vivere, mostrando tutta la sua attualità”.

Alfia Bakieva

La violinista solista Alfia Bakieva è una presenza di grande rilievo in questo spettacolo. Cosa rende il suo stile unico e come si integra nella filosofia del Concert des Nations?

“Alfia Bakieva proviene da una tradizione musicale molto antica e ha una straordinaria capacità di immaginare la drammaturgia che Vivaldi ha costruito nelle Quattro Stagioni. Questo capolavoro è basato su sonetti e descrive le emozioni attraverso la musica. Lei ha approfondito molto questo aspetto, lavorando sulla narrazione che emerge dai concerti. Inoltre, nello spettacolo vi è un recitante che declama i sonetti, aiutando il pubblico a comprendere meglio l’ispirazione originaria di Vivaldi”.

Lei ha spesso sottolineato il ruolo della musica nel preservare le identità culturali. In che modo il programma di questo concerto riflette questa idea?

“La musica è un patrimonio che unisce passato e presente. Attraverso un’interpretazione fedele alla tradizione, possiamo riscoprire il legame profondo tra le radici culturali di un’epoca e la nostra sensibilità contemporanea. Questo concerto vuole essere un ponte tra queste due dimensioni”.

Qual è la storia che desidera raccontare attraverso le esecuzioni di questo spettacolo? Ci sono emozioni o messaggi specifici che spera il pubblico colga?

“La musica barocca ha una straordinaria capacità narrativa. In questo spettacolo, vogliamo trasmettere la potenza emotiva delle Quattro Stagioni, portando il pubblico in un viaggio sensoriale e poetico che rievoca i colori e i sentimenti evocati da Vivaldi”.

Questo concerto si terrà in un teatro che ha riaperto da poco le sue porte e che sta vivendo la sua seconda stagione dal titolo “Sogni in Scena”. Quanto è importante per lei portare la musica in spazi che rappresentano una rinascita culturale?

“Suonare in un teatro rinato dopo anni di chiusura è un’esperienza straordinaria. Usando una metafora si può dire che la nostra interpretazione delle Quattro Stagioni è come riscoprire Venezia attraverso i suoi edifici storici, piuttosto che attraverso riproduzioni moderne. Un luogo con una storia importante alle spalle come il Teatro Valentino Garavani aggiunge profondità e autenticità all’esperienza musicale”.

La sua musica è spesso descritta come un’esperienza spirituale. Cosa pensa che la musica possa offrire al pubblico in termini di connessione interiore?

“La musica ha il potere di trasmettere emozioni e bellezza in modo profondo e indescrivibile. È un’arte spirituale che lascia un segno nella memoria e nell’anima di chi l’ascolta. Le note non sono solo suoni, ma porte aperte su mondi interiori”.

Quanto lavoro di ricerca filologica c’è dietro ogni esecuzione? E in che modo questa ricerca arricchisce l’esperienza musicale sia per i musicisti che per il pubblico?

“Ogni esecuzione è il frutto di anni di studio e di approfondimenti sulla prassi esecutiva dell’epoca. La ricerca filologica non è un semplice esercizio accademico, ma un modo per restituire alla musica la sua autenticità e la sua forza comunicativa”.

Con una carriera così straordinaria, quali sono i suoi sogni o progetti futuri per continuare a promuovere la musica antica nel mondo?

“Il mio desiderio è continuare a diffondere la musica antica, formare nuove generazioni di interpreti e rendere sempre più accessibile questo repertorio al grande pubblico”.